Il progetto IN BLUE nasce da un esperimento sbagliato.

L’intuizione di generare delle varianti attraverso l’uso di pellicole sviluppate in “cross-processing”, cambiando leggermente il PH delle chimiche ed aggiustando il bilanciamento con dei filtri nella fase di ripresa, è proprio il frutto di una mia fantasia tutta analogica…

 Il procedimento chimico denominato cross-processing è una inversione che altera i colori ed i contrasti dell’immagine,  avviene nei seguenti modi:

  • sviluppando una pellicola positiva a colori destinata alla chimica E6, nella chimica delle pellicole negative, il C41. 

Questo processo varia in base al tipo di pellicola utilizzata, ma il prodotto finale è un negativo dai forti contrasti e dai colori molto accesi;

  • sviluppando una pellicola negativa destinata alla chimica C41, nei bagni della diapositiva E6.

In questo caso si ottengono contrasti molto leggeri e colori tenui in genere caratterizzati da una dominante arancio in base al tipo di pellicola impiegata.

La tecnica nasce per merito di alcuni fotografi grazie ad un errore, viene già ampiamente usata a partire dagli anni ’60, attualmente è sfruttata in cinematografia, i seguenti film ne sono un esempio:

300
Black Hawk Down
Men on Fire
Domino
Saving private Ryan
Natural born killer
U-Turn

Le pellicole così trattate a livello di laboratorio commerciale, danno risultati non prevedibili e a volte deludenti, se invece gestite con metodo, eseguendo dei test per definirne con precisione limiti e sensibilità reale, possono garantire continuità di risultato con contrasti sotto controllo, atmosfere sensazionali e colori accesi .

Io pratico il cross-processing con l’ausilio del sistema zonale e controllando ogni passo dello sviluppo manualmente nel mio laboratorio.

La tecnica è molto interessante e soggetta a varia sperimentazione, non è per nostalgia che molti fotografi fanno ancora ricerca in questa direzione, ma per la curiosità della scoperta.

Il risultato per me molto appagante, restituisce una realtà parallela, la matrice è la prova materiale di un mondo vero, vicino però più al sogno che alla realtà descrittiva, grazie alle atmosfere che si generano.

Il blu è il mio colore preferito e ne fui travolto quando sviluppate le prime pellicole aprii la tank, in quel momento il mio laboratorio si riempì di palpitante curiosità, la quale era stata preceduta dall’adrenalina che accompagna le rischiose fasi del procedimento.

L’avventura garantita dall’interazione con i materiali fotosensibili e le chimiche, con tutti i suoi rischi, rende la fotografia a pellicola ancora una novità, infinite combinazioni e scoperte sono ancora in attesa di rivelare misteri fotografici ai fotografi pionieri.

Davide Rossi

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